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Mentre giocherellavo con l’intelligenza artificiale producendo immagini di macchine da scrivere catapultate in luoghi strani, mi sono ricordata che uno dei primi regali di Natale dei miei genitori che ricordo meglio è proprio una macchina da scrivere.

Avevo forse sei anni, avevo imparato a scrivere da poco ma leggevo da quando ne avevo quattro.

Questa macchina da scrivere era grigia e rossa.

E come quando ti regalano la tua prima chitarra, ho iniziato entusiasta a “strimpellare” a caso con la mia nuova macchina da scrivere.

Devo aver sporcato e sprecato decine di fogli bianchi e creato strisciate inutili di inchiostro.

Però ricordo che quell’oggetto per me era importante anche se al tempo non sapevo bene come mettere insieme le parole né cosa farci. Era più un gioco. Ho scoperto dopo che mettere insieme le parole resta in parte un gioco. Anche se da adulto capisci che comunicare sia un gioco di grande responsabilità che non impariamo mai abbastanza bene.

La macchina da scrivere è quell’oggetto un po’ rumoroso, che richiede attenzione e pazienza, cosa complicata per noi delle nostre generazioni, e che rende importante ogni parola, ogni cancellatura.

Ora è tutto veloce, scriviamo quello che vogliamo, sbagliamo cancelliamo eliminiamo rimuoviamo e buttiamo nel cestino. Poi, se vogliamo, possiamo anche recuperare. Un po’ una metafora di come vanno certe cose delle nostre vite.

Forse sbaglio, però associo la macchina da scrivere ad un passo diverso, meno funzionale ma più elegante del passo frettoloso e formicolante che abbiamo oggi.

A volte potrebbe far bene passare qualche giorno prendendosi del tempo, come se fossimo obbligati ad usare una macchina da scrivere per filtrare quello che vogliamo dire, soffermandocisi un po’. E sarebbe bello anche pensare che quando scrivi una cosa tu non la possa cancellare al volo come se non l’avessi mai scritta. L’hai pensata, l’hai scritta, perché non provare a mantenerla. Come se ti stessi facendo una promessa in più. Potrebbe servire a tutti ogni tanto abituarsi a fare una prova del genere, ora che siamo così stressati e così abituati a poter disfare tutte le promesse che facciamo premendo semplicemente il tasto back.


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