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Da almeno quindici giorni si parla solo di lui. C’è un nuovo alibi per tutto. Hai sonno? È il caldo. Hai fame? È il caldo. Non hai appetito? È il caldo. Non ti va di fare niente? è il caldo. La tua ragazza ti ha lasciato? È il caldo. Hai perso la partita di tennis? È il caldo. La tastiera di questo computer è fresca, almeno. È l’una di notte e fuori dalla mia finestra c’è un concerto, così caotico che è quasi come se un gruppo rock si fosse appostato a provare gli strumenti nel giardino del mio condominio. Peccato che là fuori non ci siano musicisti e cantanti bensì cicale. Saranno centinaia di cicale. Pare che per le cicale, questo che noi percepiamo come frastuono siano invece serenate nelle quali si cimentano per attrarre partner. Quindi sotto la mia finestra ci sono migliaia di cicale innamorate.

Considerata la questione da questo punto di vista, non mi sento di dire nulla contro di loro e contro il loro frastuono. Per loro fortuna non hanno bisogno delle nostre inutili stranezze per attrarre qualche potenziale ammiratore ma sono sufficienti delle serenate “rap” a ripetizione giorno e notte, che nostro malgrado ascoltiamo anche noi. Sembra un corteggiamento faticoso, ma tutto sommato pare che funzioni. Noi che, tra l’altro, di fatica nel corteggiamento, non ne sappiamo quasi più nulla.

Cicale vs esseri umani, al momento il punteggio è 1-0.

Sul meteo online è stato coniato un nuovo simbolo, il sole fucsia, non per onorare il nuovo film di Barbie ma per farci capire che ci saremo presto squagliati. E così è stato. Liquefatti più che squagliati. Grazie per averci avvisato.

Le passeggiate sono ammesse sì ma lente e monotone, in luoghi ameni come il supermercato, meglio se nei pressi del banco frigo dove sono state avvistate persone fissare per venti minuti filetti di merluzzo sbiaditi pur di non tornare verso l’uscita e ricominciare a sudare e sbuffare.

C’è anche qualche temerario che sfida il caldo accendendo il forno pur di cucinare dei biscotti (io) o si mette a giocare con racchette palline e faticare con gli attrezzi della palestra (sempre io).

È uno di quei periodi in cui la scusa per non fare qualsiasi cosa di cui non si ha voglia è lì pronta, è ovvio, è sempre il caldo. La uso anche io quando non mi va di fare qualcosa. In fondo per noi il termometro del caldo non sono più i gradi ma sono i nostri lamenti, la quantità di sudore sperimentata anche da chi solitamente non suda molto ed il rumore delle cicale che cercano di rimorchiare altre cicale tra gli alberi sotto la mia finestra. Quanto gradi ci sono? Non lo voglio sapere neanche. Sapendolo rischiamo di condizionarci ancora di più. Mentre scrivo però qualche cicala si è stufata di cantare. Chissà, forse stasera si dorme!
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