Le gallerie dei nostri cellulari sono piene di tramonti.
Di tramonti al mare ognuno di noi ne ha almeno uno in triplice copia scattato a due secondi di distanza l’uno dall’altro e a volte accompagnato anche da un timelapse ad effetto. Vale per ogni posto in cui siamo stati, indipendentemente dalle coordinate geografiche, che sia Ostia, Fregene, Capri, il Messico, Marina di Pietrasanta, l’Indonesia, Ibiza, New York, Pantelleria o Santa Severa.
Di tramonti in montagna, un po’ di meno ma ne abbiamo, con il cielo rosa e freddissimo a conclusione di una giornata glaciale ma con il sole alto ed il cielo térso.
Una serie di altri tramonti sono quelli catturati dietro i palazzi in città, quelli che creano quel chiaro scuro Rouge Noir stile Chanel, però più Rouge che Noir e che si riflettono nei vetri delle finestre bollenti dopo una giornata di Luglio, mentre tu sospiri perché l’aria si sta alleggerendo e ti viene la voglia di aprire una bottiglia ghiacciata di vino e dire, “uh, anche oggi ce l’abbiamo fatta”.
Questa palla di fuoco, che finisca in acqua, dietro le montagne o venga metaforicamente inghiottita da un palazzo, entra in sintonia con noi. L’atmosfera del tramonto ipnotizza. Sarà per quello che se vediamo un tramonto non resistiamo alla tentazione di fotografarlo?
Il tramonto riscalda. Il tramonto crea emozioni. Fotografiamo ciò che ci crea emozioni, che sia un gatto che gioca o il sole che si tuffa dentro al mare.
Il tramonto è romantico e anche se non siamo più tutti così romantici, su Instagram ci sono milioni di foto con tag “#tramonti”.
Ed è molto poco romantico anche togliere poesia a questa nostra innocente ossessione e notare che lo stesso tramonto che noi stiamo fotografando sarà sicuramente immortalato anche da qualcun altro. Non è una foto così unica, in fondo. Sarà stupenda ma non rara, non stiamo catturando un animale introvabile con tre occhi ma solo un tramonto che ci sarà anche domani. Allora perché stiamo sempre lì con il cellulare a scattare foto ai tramonti?
Forse il tramonto lo vogliamo catturare perché è qualcosa-che-ci-sfugge. Qualcosa che sta lì solo per quei pochi minuti ma ti entra dentro e aiuta a scaricare le emozioni di una giornata bella o le tensioni di una giornata brutta.
E la giornata bella o le tensioni vengono trascinate giù insieme a lui.
È il momento in cui ti rilassi, coccolato dai colori soffusi, in cui ti perdi qualche secondo a pensare o a non pensare proprio a nulla, è il momento del silenzio, di un abbraccio o di un bacio.
Ma dura poco. Il sole prima o dopo sparisce dietro quelle case, dentro al mare o dietro ad una collina.
Il sole si stufa di stare a guardarci e sembra volerci dire “anche per oggi abbiam chiuso così, vi lascio solo gli ultimi minuti. Sbrigatevi che me ne sto andando”.
E noi, siamo attratti da tutto ciò che è inafferrabile e ha una scadenza, siano persone o fenomeni che svaniscono. Un po’ come siamo attratti dalle nuvole o dalle bolle di sapone che fluttuano in aria.
Che poi, se è vero che è così suggestivo e così carico di emozioni, chissà perché non ce lo-godiamo-e-basta.
È che siamo fatti così. D’altronde abbiamo scoperto questo trucco per immortalare anche i momenti più evanescenti come un tramonto. Basta fare un clic sul cellulare ed è come se quel tramonto non stesse svanendo, e ci sentiamo di essere diventati più potenti del tramonto stesso.
Ci proviamo sempre a fregarla la natura. Ci illudiamo di essere riusciti a fermare qualcosa che fermo non è.
E poi lo condividiamo. Pensando che il suo potere suggestivo si potenzi, invece, forse no, non si potenzia affatto. Perché poi quel tramonto lì, visto da quell’angolo lì, in quell’istante là, è carico di un’intimità che appartiene solo a noi e forse più lo condividiamo, più moltiplicandolo e rimpicciolendolo, non gli riconosciamo l’unicità che merita. Però siamo fatti così. E il tramonto, lo vogliamo proprio fermare.
Condividendolo, lo diamo in prestito a chi lo vuole guardare dall’oblò dei social network, sommerso in mezzo ad un Oceano di altre foto ed in quel momento lo concediamo a qualcun altro. Siamo generosi, mettiamola così.
Non come il tramonto, che sembra generoso ma non lo è, si fa bello, fa la sua sfilata e sfugge. Tutti i giorni. Mentre noi continuiamo ad inseguirlo.