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Ho una nuova ruga. 

Anzi ne ho più d’una. Ho la somma delle vecchie e delle nuove. Non le conto, A volte le vedo più da vicino, complice la luce del bagno puntata sul mio viso oppure una sessione struccante serale eseguita con più calma. 

E quante ne vedo di rughe. Mettici che gli anni trascorrono e disegnano i loro arzigogoli sui nostri corpi, mettici che non ho mai avuto una beauty routine impeccabile come le orientali, mettici il sole e mettici le espressioni del volto molto accentuate. Sì, come le risate. Somma tutti questi elementi. Ho parecchie rughe, come molti, meno di altri.

Mentre sorrido o rido non ho tempo di pensare alla frase che pronunciava mia nonna quando ero più piccola (e non avevo ancora rughe),“non ridere così tanto perché ti vengono le rughe d’espressione”.

Ridere è una reazione spontanea che coinvolge una miriade di piccoli muscoli che agiscono senza che noi gli impartiamo ordini. Quindi, quando sorridi, senza pensarlo già stai muovendo tutti quei muscoli, la pelle si muove e ripassa con il suo pennarello indelebile quelle righe, che poi via via che diventano più marcate e si trasformano in rughe.

C’è chi con il suo à plomb manterrà la sua pelle intatta almeno dalle rughe d’espressione mentre per me questo discorso non può valere perché l’à plomb non mi appartiene, io rido sguaiatamente.

Le rughe sono lì e mia nonna aveva ragione, prima o poi sarebbero arrivate.

Spesso sbuffo quando le vedo e mi armo di oli e creme che promettono miracoli proporzionali al loro costo ma quando le guardo penso anche a quanto sia importante prenderne coscienza. C’è chi ce le ha marcate dal sole e da qualche mestiere all’aperto magari in mare, c’è chi ci vede dentro vita, risate e pianti. Le rughe sono come una lente di ingrandimento che ci legge dentro. Perché le rughe sono fuori ma sono anche la traccia visibile di qualcosa che hai vissuto e che agli occhi degli altri è invisibile. E quando il tempo passa, di righe, rughe e cicatrici ne collezioni sempre di più.

In quelle righe c’è tutto, tutto quello che si è passato. Loro lo sanno cosa hai visto.

Le rughe sono come i centri concentrici che si vedono all’interno dei tronchi degli alberi, se li conti, puoi leggere un po’ della tua storia.

Se vogliamo abbiamo a disposizione una marea di modi anche più efficaci delle creme per allungarle, strecciarle e piallarle. Ma sento che è presto per pensare a rimuoverle dal mio volto perché non ho voglia di negare il tempo che passa e fingere qualcosa che non è, perché in quel tempo di costruzione delle mie rughe ci sono ancora dentro con tutte le scarpe.

Certo, una pelle liscia senza marcature temporali sarebbe ideale per sentirsi certi giorni un po’ più leggero e per una foto profilo di qualche social network abbassandosi l’età, come fanno in molti. Ma non mi interessa e per ora non sento il bisogno di rinnegarle. Quello che conta è sempre misurarci di fronte al nostro specchio come se fosse una bilancia ed essere onesti con se stessi nel capire se ci piacciamo così e semmai se ci riusciamo, ad accettarci. Se proprio non ci riusciamo, è chiaro, andiamoci a strecciare tutto se ci fa stare meglio.

E poi chissà se esiste qualcuno che invece di preferire un viso stirato, non si spaventi di sbirciare dentro alle nostre rughe, curioso di sapere cosa è passato tra una riga e l’altra, per poi capire che lì dentro c’è e ci sarà sempre una parte preziosa di noi.

Su questo resto ancora scettica ma la domanda è aperta. Quindi in attesa di essere smentita intanto ci rido su, aspettando di scoprire una nuova ruga.


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