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C’era una volta…

Ho sbagliato. Volevo dire “c’è, tante volte, una giornata no”.

C’è tante volte un-umore-del-cavolo diffuso nell’aria. 

L’umore-del-cavolo ce lo spruzzano nell’aria certi giorni e fa l’effetto dell’aria condizionata a Dubai. Ti raffredda in un secondo e ti fa ammalare in mezzo minuto. Starnutisci accanto al tuo vicino in metropolitana ed ecco che si ammala anche lui.

L’umore-del-cavolo arriva in quei giorni nei quali sembriamo troppo sereni, troppo sorridenti, troppo in forma, troppo senza occhiaie troppo in pace. Insomma quando c’è qualcosa di troppo. Perché arriva eh.

E Anche quando siamo troppo stanchi. Troppo stressati. Soprattutto quando siamo troppo confusi o abbiamo lavorato troppo o abbiamo lavorato troppo poco. Oppure quando abbiamo sperato troppo in qualcosa che…puff. Non c’è. Troppo insoddisfatti? Anche.

Va beh, che sia troppo o troppo poco, un troppo che stroppia c’è sempre.

L’umore del cavolo è anche contagioso, e chi si sente contagiato, reagisce in modo imprevedibile e a modo suo.
C’è addirittura chi reagisce mettendosi in quarantena. Neanche avesse una malattia altamente contagiosa. Mai farlo, mai. E’ come entrare in un tunnel lunghissimo. Mettersi in quarantena a causa dell’umore-del-cavolo è come essere malati e non curarsi. Non sono un medico ma non ci vuole molto a capire che non curandosi non si può certo migliorare o almeno, ci si mette il doppio, forse il triplo…

L’umore-del-cavolo va fatto uscire, come quando nel film “Il Miglio Verde” uno dei protagonisti sputa tutti quegli insetti.

E io stavo proprio pensando che “c’è oggi il mio-umore-del-cavolo…”.

E che questo sgabello su questo bancone, questa finestrella su questo interno di un chiosco con le luci calde e tanti ragazzi giovani e gentilissimi che lavorano, mi stanno facendo distaccare dal mio umore-del-cavolo. Altro che quarantena. E’ una semplice boccata di aria buona, quello che serve a volte. Questi ragazzi stanno impazzendo per le ordinazioni sul vino. Pare che stasera tutti i clienti stiano ordinando un calice di “Pecorino”. Scherzano. Trasmettono allegria. Voglia di vivere al massimo. Voglia di fare, di lavorare. Bravissimi.

Allora…cosa serve per far “calmare” l’umore-del-cavolo? Eh dipende. Per me stasera basta scrivere ad un chiosco a Monteverde un lunedì sera con in sottofondo un medley dei The Black Eye Peas e le voci dei ragazzi che scherzano.
Ma sì, e basta venire qui anche senza scrivere, magari solo per lo Spritz, che è buonissimo. E le patatine, super.

E allora dico, un altro Spritz, grazie.

Anche se in realtà volevo dire, “c’era oggi un umore-veramente-del-cavolo”.

Ora, almeno per un po’, andrà meglio. Anche se solo per il tempo di due spritz.


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