Non esiste un fiocco di neve uguale ad un altro. E chissà, forse è anche per questo che ogni fiocco che cade ci sembra contribuire a comporre qualcosa di così magico ed unico. Semplicemente perché lo è. La neve ha questo non so che di magico. E come le sensazioni più belle, non ha bisogno di rumore. E’ silenziosa. E quando nevica, il silenzio è talmente sordo che sembra quasi si fermi tutto. Come in un lunedì di neve a Roma. Per rispetto nei suoi confronti, o per un timore reverenziale che ci viene spontaneo avere. Ci immobilizziamo tutti. Poi ricominciamo a muoverci appena va via lei, la neve. Questo è quello che è successo questa mattina a Roma, perché noi non siamo abituati a conviverci in questa città enorme, con lei. E’ troppo per noi. Troppo rara, troppo fredda, troppo scomoda. E anche noi siamo troppi. Non c’è posto per noi e lei. Anche se l’unico troppo che mi verrebbe spontaneo pronunciare pensando alla neve è che è troppo bella. Questo perché a me piace in una maniera particolare ma mi rendo conto che non siamo tutti uguali. In ogni caso è buffo vedere che quando arriva lei torniamo tutti un po’ bambini. All’improvviso. Niente bronci, niente sospiri scocciati come quando ti svegli in un lunedì di pioggia. Stupore, spaesamento e un timido sorriso. Come in un lunedì di neve a Roma. E poi qualche minuto a rotolarsi dentro alle coperte con la serranda alzata, a godersi il calduccio, il paesaggio e capire che fare. A come raggiungere il lavoro, prima di tutto. E poi tutti a tirar fuori le giacche da sci. Oggi, qui, sembrava la città fantasma.
Niente tacchi a spillo oggi, per le più fashion. Mi dispiace. Piuttosto una città piena di adulti tornati bambini imbacuccati che camminavano con i loro pantaloni impermeabili come astronauti sulla luna, che scattavano foto all’impazzata e si divertivano a calpestarla e ciancicarla questa neve sull’asfalto di Roma. Attenti alle buche però eh. Che oggi si trasformano in vere trappole. Chissà i gabbiani di Roma che avranno pensato oggi! Che ha nevicato sul loro Tevere, sul loro cibo di strada e sulle loro spiagge laziali, anche. E poi ci sono i pini di Roma. Venditti cantava che la vita non li spezza. Ma loro no, non sono adatti alla neve. Neanche a dieci centimetri di neve in una pazza mattina di Febbraio. Ed ecco i primi danni. Incidenti, rami spezzati che crollano sulle macchine e chi più ne ha più ne metta. Insomma, il lato oscuro della forza. Anche se non si tratta di Guerre Stellari, in questo caso. E poi ci sono i disegni nella neve. I cuori, le scritte, come quelle d’estate che incidi nella sabbia ma che poi appena le onde si allungano un po’ vengono spazzate via.
E poi c’è il sole. Perché il buio e il silenzio non possono durare poi tanto. Siamo sempre a Roma. E qui non è concesso. Sarebbe inaccettabile per noi romani. Così abitudinari, oltretutto. Una sorpresa sì, ci fa piacere ma poi tutto deve tornare nel suo caos “ordinato” al suo posto. Com’era il giorno prima. E in questo l’amata ed odiata Roma viene sempre in soccorso. Quindi prima abbiamo visto uno spiraglio di luce, poi lo abbiamo visto più grande. E poi tanta luce. Perché quando nevica oltretutto la luce del sole riflessa tutto intorno è molto più limpida. Più luminosa e raggiante. A volte accieca. E quindi ora che Burian è passato, la bufera se n’è andata…restiamo così, a goderci un sole pazzesco. Tanto atteso, dopo tanti giorni di pioggia e qualche ora concentrata di neve. Chi al lavoro, chi a spasso. E tornano a circolare le macchine e tornano ad aprire in negozi. La vita torna ad essere la stessa. La neve ha fatto un regalo a questa città. L’ha resa ancora più unica e luminosa. D’altronde si sa che la neve è magica.